A seguito di una recente riunione tra i DM2 e la SSC, siamo venuti a conoscenza dell’intenzione
dell’Amministrazione di programmare un ampliamento di 100 unità della pianta organica dei DM1.
Nello stesso incontro, il SSC ha illustrato alcuni dei nuovi criteri ipotizzati per definire la distribuzione
del personale sanitario sul territorio. Criteri che dovrebbero tener conto di parametri diversi dal mero
rapporto tra pezzi lavorati e unità di personale o che, come nel caso delle MP, si baserebbero su un
rapporto numerico diverso dal precedente, per valorizzare più efficacemente l’impegno richiesto da
talune precipue lavorazioni.
La notizia dell’ampliamento dell’organico, qualora confermata, dimostrerebbe che il lavoro svolto dal
sindacato in questi anni sta finalmente portando i suoi frutti. Sono passati circa 15 anni da quando ci
siamo trovati nella paradossale condizione di dover documentare, di fronte a Commissioni parlamentari,
che l’Inail aveva una componente sanitaria; anni che ci hanno visto lottare perché la nostra funzione
fosse riconosciuta pubblicamente e l’Istituto si dotasse di un modello sanitario articolato: il primo atto
formale che ha enfatizzato il ruolo svolto dai sanitari dell’Ente come operatori di sanità pubblica a tutti
gli effetti. Senza questo percorso, confermato, da ultimo, nel ruolo assunto nel contrasto alla pandemia,
mai avremmo avuto i requisiti che hanno poi permesso alla nostra Amministrazione di disporre del
potere contrattuale necessario a pretendere un aumento dell’organico.
Durante tutto questo tempo, non abbiamo smesso di crederci e far valere le nostre ragioni. Abbiamo
sempre chiesto che il numero di sanitari in organico venisse aumentato, per far fronte alle crescenti
esigenze e ai nuovi compiti e che fosse distribuito con parametri che tenessero conto della profonda
trasformazione del nostro lavoro, sulla base di aspetti non meramente legati a rapporti numerici, ma
piuttosto rispettosi di peculiarità territoriali e di specificità dei carichi lavorativi fin qui mai
adeguatamente considerate. In molte occasioni ci è stato risposto che, a saldo invariato, deviare dal
rapporto numero di pezzi/unità di personale avrebbe potuto causare squilibri su una distribuzione ormai
consolidata, con riflessi imponderabili anche su altre categorie professionali.
Ora apprendiamo che si stanno approntando correttivi che tengano finalmente conto di aspetti diversi.
Ciò, se da un lato ci soddisfa e ci gratifica, confermando il valore di un’azione sindacale instancabile, al
contempo ci preoccupa, in quanto il processo sembra al momento aver preso l’avvio senza alcun
confronto con chi rappresenta sul territorio tutte le diverse categorie professionali e ben ne conosce
aspettative, esigenze e quotidiane difficoltà.
Il rischio che si possano creare i presupposti per futuri scompensi nella distribuzione del personale,
difficilmente correggibili una volta consolidati, rende indifferibile un confronto sull’argomento, franco e
approfondito, aperto a tutte le componenti sindacali, che abbiamo richiesto con urgenza,
unitariamente.
Il recente Accordo Programmatico- sottoscritto il 14 luglio dall’Amministrazione con le principali sigle
rappresentative, che in questi difficili anni di pandemia, pur non facendo mancare impegno e lealtà nel
fronteggiare l’emergenza, mai hanno rinunciato a sollecitare l’Ente nell’assumersi impegni formali sui
principali temi d’interesse comune- ci sembra essere un presupposto fondamentale per l’apertura di
una nuova stagione di proficuo e fattivo confronto con i rappresentanti dei lavoratori.
Roma, 23 luglio 2021
Segreteria Nazionale ANMI