Comunicati 2021

COMUNICATO ANMI n. 14 – 2021

L’anno che verrà


Nell’ultimo giorno di questo 2021 molto impegnativo per tutti noi e per il Paese, il Direttivo

ANMI e il sottoscritto rivolgono ad ognuno di voi un affettuoso augurio di felice anno nuovo.

La cornice nella quale quotidianamente ci troviamo a operare è oggettivamente difficile, forse

in misura inedita per la Storia delle aree sanitarie dell’INAIL. La Sanità pubblica italiana nel

suo complesso, nonostante i proclami, le promesse, gli impegni presi, resta allo sbando e non

ha ricevuto alcuna attenzione nella legge di Stabilità appena licenziata: tutte le sue ataviche

criticità si mantengono drammaticamente attuali. Ciò che colpisce è l’accentuarsi della

distanza tra i servizi per la salute e i cittadini, che sempre più faticosamente riescono ad

accedervi in risposta ai propri crescenti bisogni. Non esiste traccia di visione strategica, nel

Legislatore; non esiste alcun indizio di una accresciuta consapevolezza derivante dalla

sanguinosa esperienza della crisi pandemica.

In questo quadro generale francamente desolante, emerge con nettezza il ritardo sempre più

incolmabile tra la Sanità regionale e quella Statale, garantita dal nostro Istituto e da altri

enti del comparto EPNE. Sono molti anni che, in faticosa e quasi assoluta solitudine, poniamo

con testardaggine la questione dell’inquadramento contrattuale dei medici degli enti

previdenziali e della ormai indifferibile equiparazione agli istituti propri del SSN.

Non si tratta, evidentemente, di una rivendicazione corporativa, né meramente speculativa:

oggi è sempre più ovvio. Si tratta di un processo divenuto indispensabile alla sopravvivenza

stessa dell’Ente in cui operiamo e della sua specifica funzione sociale.

L’esodo di professionalità sanitarie ad alto profilo di specializzazione verso la Sanità

regionale, se non addirittura verso quella privata, è in atto da tempo e assume dimensioni

preoccupanti. Se non si interviene con decisione ad abolire il gradiente retributivo e normativo

tra i contratti, diverrà presto impossibile arrestare l’emorragia e quindi garantire

l’indispensabile ricambio del personale sanitario nel nostro Ente, ove già l’età media dei

medici dipendenti si avvicina alla soglia dei 58 anni.

A questo si aggiunga che se continuerà a persistere una differenza formale negli

inquadramenti, ogni volta che il Legislatore si convincerà (e già si tratta di evenienza rara di

per sé) della necessità di un intervento a sostegno della Sanità pubblica, esso resterà fatalmente

confinato all’ambito del SSN e non potrà riguardare la nostra attività, come se la salute dei

cittadini che lavorano fosse di minor valore di quella della popolazione generale.


Un paradosso feroce e in conflitto stridente con il mandato costituzionale.

Lo si è visto, del resto, in misura eclatante, nelle vicende correlate all’iter di approvazione della

recente Manovra finanziaria. Se da un lato, infatti, è stato previsto un percorso di

stabilizzazione di decine di migliaia di operatori sanitari assunti dalle Aziende del SSN

con contratti flessibili nel corso dell’emergenza epidemiologica, dall’altro, nonostante una

furibonda, insistita e tenace attività di lobbing da parte delle Organizzazioni sindacali e della

stessa Amministrazione, il Legislatore non ha voluto intendere ragioni e ha opposto rifiuto

categorico alla naturale richiesta che ciò avvenisse anche per i circa 200 tra medici

specialisti e infermieri assunti dall’Inail con contratti Co.Co.Co. in scadenza a fine anno.

Si è trattato di una chiusura apodittica, inappellabile, non motivata, appena attenuata dalla

brevissima proroga concessa con il Decreto pubblicato da poche ore in Gazzetta Ufficiale (art.

9, comma 7). Non viene tenuto in alcun conto il servizio preziosissimo svolto da questo

personale negli ultimi mesi, né valutata con la dovuta attenzione la circostanza oggettiva della

gravissima carenza di organico di cui soffrono le Aree Sanitarie INAIL, che resterebbero in

buona parte mutilate e nella impossibilità di continuare a garantire il servizio qualora tale

ottusa preclusione persistesse.

Per questi motivi -e per molti altri ancora- quello che volge al termine è stato un anno

particolarmente impegnativo per tutti, sotto il profilo professionale e sindacale.

L’anno che verrà, promette di esserlo altrettanto, se non di più.

Comunque sia, ci troverà al nostro posto, con determinazione e fiducia rinnovate.

Stabilizzazione dei colleghi Co.Co.Co., apertura della trattativa con Aran per il nuovo contratto

collettivo di lavoro, nuove procedure assunzionali e ripartizione dell’organico ampliato,

rifondazione del Modello Sanitario dell’Ente… le sfide che ci attendono sono imponenti: c’è

bisogno del contributo di tutti.

Un caro e affettuoso saluto e un augurio di un felice 2022 a tutti voi e alle vostre famiglie.

Roma, 31 dicembre 2021

Gabriele Norcia

Segretario Nazionale ANMI


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