In un intero anno di emergenza epidemiologica abbiamo garantito il presidio del territorio in
concreta sussidiarietà del SSN, la presa in carico dei tantissimi lavoratori che hanno
contratto l’infezione nei contesti professionali, la sorveglianza sanitaria eccezionale e molto
altro. Malgrado ciò, stiamo toccando il livello più basso della considerazione
‘indeterminata’ che la nostra Sanità da sempre subisce.
Siamo considerati Sanità Pubblica solo quando rispondiamo alle continue e pressanti
richieste, quando risolviamo problemi, fronteggiamo necessità; quando invece si tratta di
ricevere tutela, riconoscimento, garanzia, precipitiamo nel più completo e mortificante
oblio.
Mentre nel resto di Italia le strutture sanitarie hanno completato il piano vaccinale
coinvolgendo anche il personale amministrativo, l’INAIL ha scelto di non governare il
problema a livello nazionale lasciando alle Direzioni Regionali l’onere di organizzarsi in
modo autonomo, senza esercitare alcun ruolo di controllo e verifica sulle iniziative
concretamente realizzate a livello territoriale. Eppure ci sembra che in altri ambiti le
iniziative di politica sanitaria dell’Ente per il contrasto alla pandemia siano state messe in
atto a livello centrale, peraltro ottenendo sempre la pronta risposta del personale medico e di
collaborazione sanitaria.
Il risultato è che, a parte qualche situazione isolata, la maggior parte del personale
sanitario INAIL a tutt’oggi non sa se e quando verrà sottoposta a vaccinazione.
È dignitoso, per il Polo nazionale dedicato alla salute e sicurezza dei lavoratori, non saper
proteggere nemmeno i propri operatori che, lo ricordiamo, non hanno mai smesso di
ricevere l’utenza negli ambulatori del territorio, esponendosi quotidianamente al contagio?
È possibile ignorare che, per la specificità del nostro ruolo all’interno del sistema,
potremmo diventare strumenti di amplificazione della trasmissione dell’infezione verso i
contesti lavorativi?
Come Associazione Sindacale abbiamo chiesto in ogni sede possibile che sulla questione
si intervenisse con immediatezza. Non è accaduto, non sta accadendo. È una situazione
inspiegabile e insostenibile e non più tollerata.
Vogliamo essere tutelati circa la nostra salute, così come sancisce la Costituzione, e
avere sicurezza nell’esercizio della professione sanitaria.
Ancora una volta chiediamo, con fermezza, che a livello Centrale si assuma una posizione
chiara, visibile, riconoscibile, a tutela di tutti e che si porti avanti senza ulteriore indugio
la campagna di vaccinazione del personale sanitario dell’Istituto.
Roma, 5 febbraio 2021
Direttivo Nazionale ANMI