La recentissima, incresciosa vicenda che ha visto l’approvazione di una Legge di Bilancio
totalmente priva di ogni riferimento alla Sanità Inail, ha reso esplicita ed evidente una
drammatica criticità, di cui si deve con urgenza prendere atto, se si vuole davvero evitare
l’implosione delle funzioni sanitarie dell’Ente e la conseguente compromissione delle sue
attività di tutela e prevenzione.
È chiaro, da un lato, che l’interesse reale della attuale classe politica per la missione sociale
dell’Istituto, al di là della trita retorica delle dichiarazioni di circostanza, è scarsissimo. Non si
conosce o non si vuole prestare alcuna attenzione alla situazione di grave carenza degli
organici in cui Inail si trova, né si vuole comprendere che, in mancanza di interventi immediati,
l’agibilità stessa di molte sue attività istituzionali non potrà più essere garantita. Se così non
fosse, non si potrebbe spiegare il rifiuto categorico di intervenire per stabilizzare il minuscolo
contingente di operatori sanitari – medici specialisti e infermieri- tutti qualificati e formati ai
massimi livelli, che sono stati assunti con contratti Co.Co.Co. nel corso della pandemia e che
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cui l’Istituto è costretto dalle norme vigenti, rende praticamente impossibile l’attuazione di
misure tempestive ed efficaci. Le regole ordinarie di reclutamento, con concorsi pubblici
onerosi che devono superare la trafila di un’autorizzazione, di un bando e di un’organizzazione
complessa per il numero elevato di unità necessarie, comportano tempi e dispendio di risorse
tali da rivelarsi totalmente inefficaci a tamponare l’esodo del personale per quiescenza e
garantire il fisiologico ricambio. Stiamo come noto parlando di categorie di dipendenti pubblici
gravate da età medie molto elevate, che subiscono un’erosione costante nella misura di oltre
il 5% annuo del contingente complessivo.
A questo si aggiunga che la sperequazione di inquadramento contrattuale che denunciamo
da anni, con differenze significative in peius sotto il profilo giuridico ed economico per i sanitari
EPNE rispetto agli omologhi del SSN, rappresenta un gradiente fatale, che inesorabilmente
indirizza i flussi delle risorse umane ad alto profilo di specializzazione in ambito sanitario,
indispensabili per il funzionamento dell’Ente, verso altri datori di lavoro, pubblici e privati.
Si tratta di una diabolica combinazione di circostanze avverse, di cui solo un cieco non
vedrebbe i gravissimi rischi a breve e medio termine.
La domanda che ci poniamo è: si tratta di una negligenza colposa, una deprimente sciatteria
del legislatore e del potere esecutivo, che non conoscono la realtà e non sono in grado di
provvedere, oppure di un disegno vero e proprio, finalizzato allo smantellamento di un Ente
pubblico e della sua funzione sociale?
Quale che sia la risposta, non siamo disponibili ad accettarla.
Chiediamo i seguenti interventi urgenti:
L’immediata stabilizzazione di tutto il personale sanitario Co.Co.Co. in servizio al
31/12/2021, utilizzando il vettore normativo della conversione in Legge del Decreto
Milleproroghe in via di approvazione;
la revisione delle procedure di reclutamento del personale, con la possibilità di
ricorso agevolato a meccanismi più duttili, già attuati dalle Aziende del SSN e da altri
Enti, che consentano tempistiche e modalità più adattabili ai bisogni dell’Istituto;
L’immediata equiparazione del personale sanitario INAIL alle omologhe figure
professionali del SSN, nell’ambito di un necessario e complessivo processo di riforma
della Sanità pubblica. Senza tale indifferibile misura, infatti, come è facile dimostrare
in questa e in molte altre circostanze di un recente passato, a ogni provvedimento
normativo che interessi la funzione sanitaria del Paese nel suo complesso, vedremo in
realtà divaricarsi la forbice tra le due differenti Sanità, già distanti tra loro: quella
Regionale e quella Statale, con la conseguenza drammatica, per i cittadini prima ancora
che per gli operatori, che questa seconda perderà irreparabilmente terreno, fino alla sua
totale estinzione;
È uno scenario che nessuno può permettersi e che nessuno dovrebbe auspicare.
Siamo pronti a ogni forma di mobilitazione per contrastare questa inaccettabile deriva e ci
auguriamo che ogni componente dell’Istituto sappia far valere la propria voce e il peso
della propria autorevolezza nel rappresentare gli interessi dell’Ente all’interlocutore politico di
riferimento, meglio di quanto questo drammatico risultato abbia fin qui dimostrato.
Roma, 28 dicembre 2021
Gabriele Norcia
Segretario Nazionale ANMI